Steso a terra in un prato d'erba bruciata armato e mimetizzato tu ascolti il vento nella guerra straniera di qualcun'altro tu tieni lontani i buoni dai cattivi. Senti me sono il tuo bambino son troppo piccolo e ti telefono col pensiero dopo dormirò e ti sognerò. Sono nato che tu eri partito da poco e forse ti ho visto in qualche telegiornale. Non so ancora parlare e rotolo ancora torna, così mi insegni tu a camminare, poi mi devi spiegare come si tiene stretto un gelato mentre si sta sciogliendo, so quanti anni hai, venti più di me. Che cosa è il mare, devi spiegarmelo tu, devi tornare, fai come i gatti stai giù. Fra gli aeroplani, il più veloce qual'è, le ragazze come funzionano mamma sorride e dice: lui lo sa. Ma come fanno i bambini a ridere ancora dove la guerra rompe le case e il sole, forse un giorno potresti spiegarmelo bene, non come la tv ma, con le tue parole. E perché tutti parlan di pace, e più ne parlano più la pace non arriva mai; questo e anche di più, devi dirmi tu. E quando è sera, pensa ai sapori di qua, con l'avventura da esagerare nei bar. Giù nel giardino c'è la tua moto da cross, tante foto che non ci bastano, fa il tuo lavoro bene, ma stai giù. E perché tutti parlan di pace, e più ne parlano più la pace non arriva mai; questo e anche di più, devi dirmi tu.