Alle otto e un quarto di un mercoledì d'agosto sto finalmente abbandonando questo posto dopo trent'anni carcerato all'Asinara che vuoi che siano poche ore in una bara. Ché in una bara in fondo non si sta poi male basta conoscersi e sapersi accontentare e in questo io, modestamente, sono sempre stato un grande perché per vivere a me non serve niente, solo... Aria... soltanto... aria.
L'avevo detto: "prima o poi vi frego tutti!" quelli ridevano, pensavano scherzassi "da qui non esce mai nessuno in verticale" come se questo mi potesse scoraggiare
e poi col tempo mi hanno visto consumarmi poco a poco ho perso i chili, ho perso i denti, somiglio a un topo ho rosicchiato tutti gli attimi di vita regalati e ho coltivato i miei dolcissimi progetti campati... In aria... nell'aria.
E gli altri sempre a protestare, a vendicare qualche torto a me dicevano, schifati, "tu sei virtualmente morto! a te la bocca serve solamente a farti respirare" io pensavo: "e non è questo il trucco? inspirare, espirare",
inspirare, espirare: questo posso fare e quando sono fortunato sento l'umido del mare io la morte la conosco, e se non mi ha battuto ancora è perché io, da una vita, vivo solo per un'ora... D'aria... un'ora d'aria.
Respiro lento, aspetto il vento il mio momento arriverà... aria aria aria...