Cesare Cremonini
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Piazza Santo Stefano

Cesare Cremonini


Un uomo anziano prende la parola
si alza in piedi e grida:"C'è qualcosa, che non va."
Su un tetto un gatto lecca la sua coda:
è peggio di una donna vanitosa di città
poi distratto da una mosca fa una capriola, e se ne va.

Le luci dei lampioni verso sera
sono più arancioni dei tramonti a primavera.
L'ora in cui Bologna entra in scena
è l'ora in cui le donne di una volta vanno in chiesa
solo un gatto vagabondo è in cerca di una fede passeggera.

La notte è una coperta sopra il cielo
la luna è una stupenda mongolfiera
e tutto è come prima ti dicevo:
Bologna torna ad essere sincera
e il mondo si addormenta grazie al vino
e l'ombra delle cose si rivela
e tutto questo amore mio lo scrivo perchè ha acceso una candela.

Piazza Santo Stefano ha un segreto
le rondini dal cielo
fanno spesso avanti e indietro.
E portan via i colori dell'inverno
proteggono i passanti come i portici dal vento.
E volano, volano via.

Magari avessi ancora sedici anni,
sarei su un prato a scrivere canzoni sulle torri.
Ne ho scritte tante amore,
ti ricordi.
Ma nonostante fossi nato a un passo da quei colli,
Bologna non si fida mai,
Bologna non si fida mai,
Bologna non si fida mai nè dei santi,
nè dei folli.

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